Recensione: Il canto della rivolta di Suzanne Collins

Mi chiamo Katniss Everdeen. Perchè non sono morta? Dovrei essere morta.
Contro ogni previsione, Katniss Everdeen è sopravvissuta all'Arena degli Hunger Games. Due volte. Ora vive in una bella casa, nel Distretto 12, con sua madre e la sorella Prim. E sta per sposarsi. Sarà una cerimonia bellissima, e Katniss indosserà un abito meraviglioso. Sembra un sogno... Invece è un incubo. Katniss è in pericolo. E con lei tutti coloro a cui vuole bene. Tutti coloro che le sono vicini. Tutti gli abitanti del Distretto. Perché la sua ultima vittoria ha offeso le alte sfere, a Capitol City. E il presidente Snow ha giurato vendetta. Comincia la guerra. Quella vera. Al cui confronto l'Arena sembrerà una passeggiata.
La mia recensione

Esistono libri che riescono a farti dimenticare chi sei veramente, libri in grado di risucchiarti in un mondo da cui non vorresti mai uscire, libri che ti sprofondano nel cuore scavandosi un posto tutto per loro. Il canto della rivolta è uno di quei libri.
Essendo l’ultimo romanzo di una saga eccellente, le aspettative che ricadono su Il canto della rivolta sono alte e difficili da colmare ma, fortunatamente, la Collins convince e sconvolge con una storia difronte alla quale ci si può solo arrendere. 
Il titolo dice tutto eppure non può descrivere l’intensità che si cela dietro le pagine di questo straziante epilogo dell’avventura di Katniss Everdeen e dei suoi compagni.
Dopo la scintilla espolosa ne La ragazza di Fuoco, in seguito agli Hunger Games a cui Katniss ha dovuto prendere parte, la rivolta arriva come qualcosa di inatteso, ma fortemente desiderato e la ragazza in fiamme ne diventerà il volto.

Pur non essendone consapevole Katniss ha infatti scatenato qualcosa che è ormai impossibile arrestare, qualcosa per cui a quanto pare tutti, tranne lei, la credono perfetta: la guerra contro Capitol City.
L’insurrezione è però un arma a doppio taglio, una possibile occasione di rinascita che può facilmente essere trasformata in una crudele lotta per il potere e questo Katniss lo imparerà sulla propria pelle e su quella dei propri cari.
Ancora una volta la Collins dà prova della sua profondità, ponendo i propri protagonisti d ifronte a quesiti di natura etica e morale. Qual è il prezzo che si è disposti a pagare per essere liberi, quale sia la giusta strada da intraprendere per raggiungere i propri obiettivi e cosa si è disposti a sacrificare pur di raggiungerli, sono solo alcune delle domande che Il canto della rivolta ci sottopone e sottopone ai suoi personaggi. E le risposte, vi assicuro, non sono facili come potrebbero apparire.


Confusa, terribilmente lontana da Peeta, che è stato catturato dalla morsa di Capitol City, e con una nuova casa in un distretto che si pensava fosse stato distrutto, Katniss deve ricomporre sé stessa dopo essere andata in pezzi negli ultimi Giochi e accettare il nuovo destino che l’attende.
Sembra che l’unica strada per lei sia quella di diventare la Ghiandaia Imitatrice che canterà la rivolta in tutta Panem grazie a una strategica propaganda ideata dai Ribelli. Solo così sarà possibile unire i rivoluzionari in un unico movimento e un unico ideale: riconquistare la libertà ponendo fine al potere di Capitol City.
Ma la libertà ha un prezzo davvero molto alto che richiede il sangue e le lacrime degli innocenti burattini che Capitol City è riuscita a piegare al prorprio volere. E nemmeno la Ghiandai Imitatrice, che sente sempre di più di essere in trappola, può restare indifferente all’incessante urlo di dolore che la guerra porta con sé.
I costanti colpi di scena e ribaltamenti non solo mettono alla prova la stabilità mentale dei protagonisti e dei lettori, ma rendono impossibile comprendere di chi sia giusto o sbagliato fidarsi.

Così mentre Gale abbraccia la lotta con innata fermezza e Peeta sembra andare in pezzi, e di sicuro manda in pezzi il cuore dei lettori, a causa delle torture del Presidente Snow, Katniss deve affrontare le conseguenze delle proprie scelte, cercando di non farsi divorare da esse.
In questo libro come non mai, Katniss sarà preda della propria impulsività e dei propri sentimenti, terribilimente compromessi dall’atroce e sadico gioco messo in atto dal Presidente Snow per distruggerla. Un gioco fatto di perdita e morte, di tortura e spettacolarizzazione della sofferenza delle persone a lei più care, un gioco a cui, lo ammetto, io avrei perso. 
Quella che infuria dentro Il canto della rivolta è una lotta epica e cruenta, che la Collins ha saputo narrare con innata credibilità, contrapponendo scenari sanguinari al classico senso dello spettacolo di Capitol City. Non sono solo i fucili e gli archi a sparare, ma anche i media che inscenano uno show degno degli Hunger Games in cui, ancora una volta, Katniss si troverà invischiata.

Impossibile non innamorarsi nuovamente della meravigliosa caratterizzazione dei personaggi che l’autrice ha riservato a questa serie, come impossibile è non soffrire assieme a Katniss per le tante perdite inattese che si susseguono nel libro. 
Vi consiglio di preparare una scorta di fazzoletti, perché la Collins si è impegnata con tutta se stessa per rendere questo romanzo doloroso come lo sarebbe una vera rivolta.E proprio come succede in una vera rivolta, tante sono le persone amate a cui bisogna dire addio e certemente non nel modo più semplice e indolore.
Ammetto che alcune morti sono state per me assolutamente impossibili da perdonare a Suzan Collins, e che mi hanno destabilizzata al punto che a ogni pagina mi trovavo a sperare di poter leggere ancora di questo o quel personaggio. Un’attesa purtroppo vana.
Ovviamente, in questo romanzo fatto di decisioni e adii, non può mancare la tanto agognata scelta tra Peeta e Gale, che sarà anch’essa un processo doloroso e molto, molto commovente. 
Il canto della rivolta è il libro che non vorresti finisse mai, quello che ti emoziona dall’inizio e ti strappa il cuore quando arriva la fine. 

Verdetto: Il canto della rivolta è un libro che si può solo amare, anche se ti divora dentro e ti fa del male, perché nessun finale poteva essere più perfetto.

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